Paola Crisigiovanni: Sergio Rendine, ovvero il coraggio della musica
“Ho avuto una vita settecentesca”. Sergio Rendine, compositore oggi nel pieno di una ancor giovane e fertile maturità, è tra gli esponenti più importanti e rappresentativi della musica contemporanea. Eppure, raccontando di sé a Paola Crisigiovanni, l’autrice di questo Sergio Rendine, ovvero il coraggio della musica, il compositore napoletano sceglie il Settecento quale attributo identitario della sua esistenza.
Il richiamo di Rendine al Settecento, al di là del suggestivo gioco delle analogie anedottiche e ambientali, si disvela come una dichiarazione di “appartenenza”, una rivendicazione coraggiosamente inattuale di contemporaneità e assonanza con il secolo fondatore della grande tradizione musicale occidentale. Un atto di coraggio che, spoglio della metafora settecentesca, Sergio Rendine aveva già compiuto in anni in cui il mondo della musica sembrava dominato dal “pensiero unico” di uno “sperimentalismo” troppo spesso sterile e fine a se stesso perché negatore d’ogni valore e modalità che si richiamasse alla grande storia della musica europea. Capace fin da giovanissimo di far tesoro del magistero e dell’esempio di chi come il suo maestro Domenico Guaccero l’innovazione musicale la faceva davvero, Rendine ha fondato la sua costante ricerca di un nuovo e personale linguaggio su un atto semplicissimo che pure sparigliò le labirintiche teorie sperimentalistiche: riscoprire il coraggio della musica. Il coraggio, cioè, di tornare a creare musica sulla base anche della tonalità e delle prassi strutturali che hanno accompagnato nel tempo la costruzione della grande civiltà musicale europea. Un ritorno alla grande musica che Sergio Rendine ha attuato padroneggiando con talento e maestria le modalità migliori e più feconde della modernità: il gusto della contaminazione dei generi e dei linguaggi, l’esaltazione delle differenze culturali, la mescolanza delle discipline (è l’astronomia, ad esempio, la base strutturale delle sue Polimetrie), l’invenzione di nuovi format (la sua Alice è la prima opera musicale radiofonica a puntate) e quant’altro il suo incessante bisogno di rimettersi in discussione lo spinga a sperimentare.
Paola Crisigiovanni ha saputo raccontare e dimostrare con rigore scientifico e ricchezza documentaria, ma anche con una coinvolgente scioltezza narrativa, una vicenda esemplare e paradigmatica della storia della musica di questi decenni, con l’auspicio che, come ella scrive nella sua introduzione, “non dovrebbe essere sempre necessario attendere i posteri per veder maturare l’onestà intellettuale che serve a riconoscere pienamente il valore di un grande artista”.
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Ascolto tutta la musica che mi è possibile ascoltare, seguo con attenzione la stampa e gli eventi che si occupano dell'arte e mi documento su quanto gli autori italiani siano presenti nel mondo. Faccio questo per lavoro e per passione. Sarò curioso di leggere questo libro, soprattutto per quanto potrà significare lo stesso titolo... forse mi chiarirà le parole del Professore.. dopo anni!